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Internet, lucchetti in arrivo?

06 Feb

Ho captato qua e là che in pochi si stanno rendendo conto del pasticciaccio brutto che è avvenuto in Senato con l’approvazione dell’art. 50 bis del DDL “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” , intitolato Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet).

Ora il provvedimento deve passare il vaglio della Camera, ma c’è da augurarsi che ciò non avvenga. Perché? Perché si tratta di un pugno di parole scritte male, come scrive Guido Scorza, parole che minacciano concretamente la libertà di manifestazione del pensiero in Rete.

In sostanza, nell’eventualità che in Internet sia pubblicato un documento (un articolo, un post, una pagina di un sito web o di un social network, eccetera) con contenuti che possano costituire istigazione a delinquere o alla disobbedienza alle leggi, o ancora per delitti di apologia di reato, questo provvedimento impone ai provider di inibire a chiunque l’accessibilità a quel documento. C’è un problema di fondo: a un provider non è possibile bloccare tramite filtraggio l’accesso ad un singolo documento incriminato. Un provider può solamente inibire l’accesso all’intero sito su cui è pubblicato quell’unico documento.

Questo significa, ad esempio, che se in un blog venisse pubblicato un post dai contenuti che l’Autorità giudicasse non legittimi, il provider – per adempiere a tale provvedimento – dovrebbe bloccare l’accesso all’intero blog. Ciò vale anche per la singola pagina di un social network: qualcuno avrà sentito parlare, nelle scorse settimane, della presenza su Facebook di pagine e di gruppi dedicati agli ammiratori di personaggi della malavita. In quel caso – che è poi la miccia che ha fatto esplodere il caso in esame al Parlamento – dal momento che un provider non può inibire agli utenti l’accesso a quelle singole pagine, l’unico modo per farlo sarebbe quello di bloccare a tutti quanti l’accesso a Facebook.

Definire eccessivo questo provvedimento è dire poco. Partendo dal principio che in un sito Internet non deve esistere un contenuto illegittimo (in forma di testo, audio o video), se fosse pubblicato dovrebbe essere fatto rimuovere – a cura di chi gestisce quel sito – in base all’ordinanza dell’Autorità.Ma come si è arrivati al pasticciaccio? Come ha osservato Stefano Quintarelli, interpellato da Punto Informatico:

“l’ICT è un tema specialistico non così ampiamente noto ai parlamentari. Esiste la Fondazione Bordoni che è un thinktank in materia di TLC, che ha sempre lavorato per il ministero delle Comunicazioni.”

“È stata consultata? – si chiede Quintarelli – Non credo proprio che avrebbero espresso parere favorevole a un provvedimento come questo. E se non è stata consultata, sarebbe cosa buona e giusta farlo, per il futuro”.

“Internet è uno strumento di comunicazione – ammonisce Quintarelli – non un’arma di diffusione di massa”.

Il provvedimento appare dunque frutto di una pesante ignoranza. L’ignoranza non è una colpa, ma in questo caso lo è in quanto è alla base di un provvedimento mal scritto, aggravata dal fatto che per la sua stesura il legislatore non si è avvalso degli strumenti di cui disponeva. Gravissimo.

E’ necessario che questo concetto arrivi al più presto ai deputati che siedono alla Camera, chiamati a valutare questo provvedimento. Colpire gli strumenti di comunicazione è un grave errore.

 
6 commenti

Pubblicato da su 6 febbraio 2009 in Internet, media, Mondo, news

 

6 risposte a “Internet, lucchetti in arrivo?

  1. Alan

    6 febbraio 2009 at 13:56

    Stai parlando di una cosa pericolosissima che mette in pericolo la liberta’ di espressione su internet. Ma una cosa del genere puo’ davvero passare e diventare norma di legge?
    Io spero di no, altrimenti a queste condizioni ci manca solo la censura!

     
  2. Carlo Alberto

    6 febbraio 2009 at 16:26

    In questo caso siamo davanti ad una soluzione eccessiva per un problema minore, anzi inesistente: le leggi contro l’istigazione a delinuere o l’apologia di reato esistono da tempo.
    Devono solo essere applicate a cio’ che puo’ succedere in internet: se viene pubblicata una cosa illegale, va rimossa, per inziativa del responabile del sito (che in tal modo agisce obbedendo alla legge, visto che formalmente e’ lui che pubblica) o per ordine del giudice. Punto.